< Paolo, sei un mazzo di farfalle che prendono seriamente
la bellezza della primavera, celebrandola nel vento. >
Gio Evan
In transito, di passaggio,
in quanto non residente,
non sempre professionalmente,
ma certamente professante,
mestierante, credente, abiurante,
indulgente, negligente, ripetente,
follemente e ragionevolmente
innamorato del teatro.
Serio, mai serioso.
Di contenuto.
Con contenuto.
Mai contenuto.
Conteso, sorpreso,
inatteso.
Mai scontato.
Scrivere drena, alleggerisce, disintossica.
E se puoi condividerle le parole, si animano e curano.
Poche tavole, due luci, dieci sedie ed è teatro.
Non c’è privilegio più grande che trovare complici,
in palcoscenico e in platea.
Questa è l’unica ambizione;
con tutti i limiti dell’autore e dell’attore.
Ma sull’onestà dell’intento no,
non ammetto dubbi o esitazioni.
Son quel che sono.
Sono quel che scrivo.
Sono quel che recito.
La poesia non ci appartiene.
Noi Le apparteniamo.
Un'occasione come un'altra
Il Teatro, come la vita stessa, ci offre sempre un'occasione, un punto di vista diverso.
Tutte le storie possono essere brani biografici per ogni spettatore, anche se frutto di fantasia. E ogni episodio biografico
non appartiene solo a chi lo racconta
ma anche a chi certamente si riconoscerà
in quella storia, in quella emozione, in quella canzone. E in mezzo secolo se ne ascoltano tante di canzoni...
Si può vivere un’intera vita aspettando sempre lo stesso treno, alla stessa ora,
per andare nello stesso posto? Si può dimenticare come guardare il mondo
con gli occhi della fanciullezza, perdendone la semplice magia? Sì, accade a tutti.
Ma bastano la sorpresa di una folata
di vento, di un incontro inaspettato,
di un ombrello che fa da vela,
per ritrovare lo stupore
nelle piccole cose.
Ci sono cose che ci si raccontano solo
tra uomini. Con tutta l’amarezza, la sincerità e l’affetto che si possono avere con un amico fraterno e con sé stessi. Anche quando fa male, anche quando ferisce tutti. Ma è questo che fa il Blues: fa decantare pensieri ed emozioni.
Fino al gesto più estremo.
Atto unico per donne in transito
Tre donne si incontrano in uno spazio
non collocato nel tempo o nella realtà.
Tre donne che rappresentano tre stagioni della femminilità, tre generazioni,
tre modi di vivere il proprio ruolo. Confrontandosi, scherzando, prendendosi in giro ma anche affrontandosi, indagano
su loro stesse e sugli eventi che hanno determinato le loro vite.
Il loro incontro è una continua scoperta che le porterà ad amarsi vicendevolmente
e finalmente alla Verità.